ROADMAP RES2: LE PROPOSTE PER I PICCOLI COMUNI

Nel nostro precedente articolo abbiamo discusso dell’importanza strategica dei comuni nel percorso verso un futuro green delle costruzioni.

In questo articolo approfondiremo le SOLUZIONI che il progetto RES2 ha individuato, dopo quasi un intero anno di confronto con tutti i principali stakeholder nazionali di settore

roadmap edilizia 4.0 per comuni
PREMESSA

Nella DIRETTIVA (UE) 2024/1275 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 24 aprile 2024 sulla prestazione energetica nell’edilizia, al punto 64 si legge:

“Le microimprese costituiscono il 94 % delle imprese attive nel settore edilizio. Insieme alle piccole imprese, rappresentano il 70 % dell’occupazione nel settore delle costruzioni. Offrono servizi essenziali e posti di lavoro a livello locale. Tuttavia, poiché di norma le microimprese contano meno di 10 dipendenti, esse dispongono di risorse limitate per conformarsi ai requisiti normativi e alle regole che i programmi di sostegno finanziario comportano. Le comunità dell’energia, le iniziative guidate dai cittadini, le autorità locali e le agenzie per l’energia, benché indispensabili per realizzare l’ondata di ristrutturazioni, riscontrano gli stessi problemi in termini di capacità amministrative, finanziarie e organizzative ridotte. Tale aspetto non dovrebbe ostacolare il ruolo essenziale di tali soggetti e dovrebbe essere preso in considerazione nello sviluppo di programmi di sostegno e formazione con sufficiente visibilità e facilità di accesso. Gli Stati membri possono sostenere attivamente le organizzazioni con minore disponibilità di mezzi offrendo assistenza tecnica, finanziaria e giuridica ad hoc.”

Attualmente metà delle emissioni totali di gas serra e oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico provengono dall’estrazione e dai processi di lavorazione delle risorse. Si prevede che il consumo globale di materiali raddoppierà nei prossimi quattro decenni, con una produzione annua di rifiuti che dovrebbe aumentare del 70% entro il 2050. Per contrastare questo fenomeno, l’Europa deve passare a prodotti sostenibili e durevoli e rallentare l’uso delle risorse che fluiscono nell’economia. 

Uno standard europeo obbligatorio per la durabilità e la riparabilità comporterà una grande spinta in questo senso. Le informazioni del PDP devono essere utilizzate anche per combattere il greenwashing e penalizzare quelle aziende che non lavorano in modo sostenibile. Con il passaporto digitale si potrebbero facilmente smascherare quei “green clame” che non si basano su informazioni vere e contestualizzate, aiutando il consumatore ad orientarsi meglio.  Oggi è impossibile sapere se il prodotto è sicuro, riparabile e riciclabile, ed è per questo che le informazioni sono importanti per i consumatori.

Il nuovo codice per gli appalti

Il 1° Luglio 2023 è entrato in vigore il Decreto Legislativo 36/2023, conosciuto anche come “nuovo Codice dei Contratti Pubblici”.

Dal 30 giugno 2023, il vecchio codice è stato ufficialmente abrogato, nonostante rimanga valido per i procedimenti già in corso alla data di abrogazione.

Dal 1° Gennaio 2025 viene introdotto l’utilizzo obbligatorio del BIM su appalti con importo a base di gara superiore a 1 milione di euro, a esclusione di attività di manutenzione ordinaria e straordinaria.

Opere di qualsiasi natura precedentemente eseguite con metodi e strumenti di gestione informativa rimangono vincolati all’uso della metodologia BIM anche in fase di manutenzione.

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione diventa sempre di più un aspetto chiave per l’ottimizzazione dell’operatività delle Stazioni Appaltanti e, quindi, del successo dei procedimenti pubblici in generale. Il nuovo codice presenta in apertura due principi chiave:

  • Il principio del risultato
  • Il principio della fiducia

In sintesi, le Stazioni Appaltanti ed enti concedenti che operano secondo il principio del risultato riescono ad eseguire le attività connesse ai contratti con massima tempestività e miglior rapporto qualità – prezzo, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza.
Allo stesso tempo, il principio della fiducia valorizza l’attribuzione e l’esercizio del potere decisionale dei funzionari pubblici, ai quali è concessa maggior libertà di movimento nell’operare scelte, soprattutto se in funzione del principio del risultato.

Il nuovo codice degli appalti introduce anche cambiamenti per il settore delle costruzioni per snellire l’iter per la realizzazione delle opere pubbliche. Si passa dai tre livelli di progettazione a due:

  • progetto di fattibilità tecnico-economica (PFTE)
  • progetto esecutivo.

Viene anche re-introdotto l’Appalto Integrato.

Una possibile strategia di applicazione del BIM in contesto di non obbligatorietà passa attraverso l’individuazione di criteri premiali nella documentazione di gara. Tale scelta è vincolata al rispetto delle direttive contenute nell’allegato I.9.

L’utilizzo del BIM è subordinato all’uso di piattaforme interoperabili che sfruttano formati aperti non proprietari.

Questa disposizione si pone a tutela delle politiche sulla libera concorrenza per la fornitura delle tecnologie. È volta a favorire l’interscambio informativo tra la stazione appaltante e tutti gli stakeholder coinvolti.

Nell’allegato I9, che verrà sostituito da apposito decreto, sono definiti i tre adempimenti preliminari per l’uso del BIM

  • Piano di formazione del personale
  • Piano di acquisizione e manutenzione di strumenti hardware e software
  • Atto di organizzazione.

Quello che cambia rispetto al DM 312/2021 è la specifica che i tre adempimenti non solo devono essere definiti ma anche attuati, ovvero la metodologia BIM deve essere un processo ingranato nel tessuto operativo nell’ente in persone, strumenti e procedure.

Le discipline necessarie per ottenere edifici ad impatto zero compresa la digitalizzazione

La dimensione ridotta di imprese e comuni è un oggettivo ostacolo ad una vera transizione ecologica e digitale ma ciò che sembra oggi un problema per queste piccole entità e cioè la digitalizzazione, può diventare lo strumento per cooperare ed integrare competenze diverse che un piccolo comune o una piccola impresa non possono avere ma che creando delle “comunità di apprendimento” possono invece dare un valore aggiunto. Aristotele diceva “Il totale è maggiore della somma delle sue parti”, questo perché le parti sono poste in relazione reciproca, ovvero formano un sistema di connessioni tra loro.

Le competenze e le professionalità minime richieste per avere edifici a impatto zero sono:

  • Architettura e creazione del gemello digitale del patrimonio pubblico dei comuni aggregati
  • Esperti di COBie. Lo standard COBie (Construction – Operations Building information exchange) definisce le informazioni per gli asset forniti come parte di un progetto di costruzione della struttura e viene utilizzato per documentare i dati per il processo BIM (Building Information Modeling).
  • Ingegneria strutturale per le nuove costruzioni e per gli edifici esistenti, in particolare quelli del patrimonio storico. Questa professionalità è essenziale per realizzare studi di vulnerabilità sismica ancora prima di un’analisi energetica.
  • Ingegneria energetica per sfruttare al meglio tutte le tecnologie per ridurre l’impatto ambientale e Sistemi di automazione per rendere “intelligenti” edifici e comuni e realizzare comunità energetiche
  • Conoscenze ambientali e GIS per creare mappe GIS integrate con il BIM a supporto della tutela del territorio
  • Conoscenza dei principi di circolarità per il settore edile per favorire il riciclo dei materiali
  • Ingegneri civili per opere strutturali e di servizio
  • Conoscenze economiche per fare un esame costi benefici a breve, medio e lungo termine
  • Conoscenze legali per conoscere bene le leggi e i decreti attuativi.

Gli uffici territoriali come volano per lo sviluppo sostenibile

L’idea è di realizzare degli uffici territoriali con personale che sia stato selezionato attraverso un corso/concorso in modo che le competenze siano quelle effettivamente necessarie per svolgere tutte le funzioni sopra elencate ma che selezioni anche quei soggetti che hanno ben chiara la necessità di integrare le diverse competenze per offrire il miglior servizio possibile alla cittadinanza. Tutti, inoltre dovranno avere dimestichezza con gli strumenti digitali per favorire la condivisione e l’interconnessione delle diverse discipline.

Quando l’ufficio sarà operante rappresenterà un supporto non solo per tutti i comuni che vi hanno aderito ma anche per le stazioni appaltanti come ospedali, aziende sanitarie locali, comunità montane che già sono organizzate in collaborazione con più comuni.

Tutti questi soggetti continueranno ad avere le funzioni che oggi hanno perché solo loro posseggono la conoscenza puntuale del territorio e dei propri bisogni ma potranno contare su di un team di esperti superpartes che li potrà guidare nelle transizioni green e digitali.

Il personale dell’ufficio territoriale, inoltre, sarà chiamato a svolgere una funzione di informazione/formazione anche per le imprese del territorio programmando degli incontri specifici presso i diversi comuni e/o presso le stazioni appaltanti ed invitando imprese e maestranze in modo da promuovere le conoscenze per lo sviluppo durevole e sostenibile anche presso gli addetti ai lavori. In particolare, spesso un RUP ha le sue imprese locali per le piccole opere di manutenzione. Questa prassi va gradualmente trasformata in una dinamica di digitalizzazione. Ogni piccolo comune ha il suo idraulico, elettricista o piccola impresa di riferimento. Il comune può promuovere una rete di queste micro-imprese che dovranno essere accompagnate nella digitalizzazione del processo di manutenzione (a partire dall’uso diffuso del COBie) comportando un risparmio certo alle spesse fisse di manutenzione straordinaria e ordinaria di qualsiasi amministrazione pubblica.

L’aggregazione per la filiera edile

Così come la digitalizzazione può favorire l’aggregazione dei piccoli comuni per fornire i cittadini di un servizio di eccellenza, così le piccole e le microimprese dovrebbero riunirsi per fornire dei servizi di progettazione, approvvigionamento, realizzazione e soprattutto manutenzione integrati.

Anche in questo caso la funzione della componente pubblica è fondamentale per realizzare/riconoscere un sistema di accreditamento dei liberi professionisti per fare rete e migliorare i processi delle microimprese.

La pubblica amministrazione dovrebbe promuovere le forme di associazione (così come sottolineato al punto 64 della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici sopra riportata) per ricoprire tutte le esigenze della filiera edile perché è impensabile che una impresa possa avere tutte le competenze, così come elencate in precedenza per realizzare abitazioni ad impatto zero e per contribuire a realizzare le smart cities e/ le comunità energetiche.

In figura un esempio dell’uso dell’openBIM e dell’ambiente di condivisione per integrare le competenze di esperti diversi e prendere decisioni informate

LA TESTIMONIANZA DEL SINDACO DI MAIERA'